La morte messicana. Testo "Stop! Troppa empatia.
La morte messicana. Testo "Stop! Troppa empatia.

Passeggiando tra i social qualche giorno fa ci siamo imbattuti in un post pubblicato da un docente.
I toni dal nostro punto di vista potremmo definirli “nostalgici”, e in modo ironico della serie: “si stava meglio quando si stava peggio”, “non ci sono più le mezze stagioni”, oppure “visto che ho sofferto io… dovrete soffrire tutti!!!” 😀 (N.d.R Vi prego stiamo scherzando.)
Era un post che criticava aspramente vari punti di vista sulla scuola di Galimberti (sul quale si potrebbe aprire un apposito angolo di riflessione).


Ci hanno particolarmente colpiti alcuni stralci, che hanno riscosso like e condivisioni tra molti docenti.

“Il docente non è un missionario”

“La professione del docente non è una missione. Il docente non è un missionario”.

Su questo siamo d’accordo, la visione del docente missionario è molto pittoresca ed apre la strada al lavoro come forma di “volontariato” e quindi autorizzato ad essere sottopagato.
Pur non essendo una missione la passione non dovrebbe mancare.

“Empatia”

L’empatia, la fascinazione non possono e non devono essere la prerogativa di un docente di qualità. Addirittura caratteristica di un docente da individuare attraverso un un test di personalità”

La totale mancanza di empatia non la vediamo proprio come un punto di forza e se un docente ne è totalmente privo o presenta disturbi della personalità avremmo qualcosa da ridire …
Il docente fa riferimento ai nostri docenti che negli anni settanta/ottanta che a dir suo in molti casi erano quasi totalmente privi di empatia. Forse mitizza il passato, o avrà avuto un passato diverso dal mio, personalmente per quel che mi riguarda, li ricordo privi di empatia e otre a questo piccolo particolare non ricordiamo intelligenze particolarmente eccelse e la maggior parte di loro aveva una caratteristica odiosa, erano persone particolarmente arroganti.
Pazienza ognuno avrà un proprio ricordo della scuola da smaltire.

“Sopravvivenza scolastica”

Altresì il discente che oggi si troverà ad affrontare un docente che manca, come lei afferma Prof. Galimberti, di empatia e di FASCINAZIONE, dovrà semplicemente mettere in atto quelle strategie necessarie alla “sopravvivenza scolastica” per poter cogliere gli aspetti positivi della materia e del docente. Questo potrà costituire un vero e proprio allenamento per il discente, che dovrà comprendere che nella propria vita e nella propria crescita personale e spirituale, non sempre troverà di fronte persone empatiche, comprensive e amorevoli.

“Pronti ad affrontare le difficoltà della vita”

Anzi in questa società è vero proprio il contrario. E sarà, invece certamente, più pronto e preparato ad affrontare le difficoltà della vita. Anche e soprattutto magari meglio rispetto a chi avrà avuto docenti empatici, amorevoli, comprensivi e perché no “quasi genitori”.

Queste ultime parti ci hanno particolarmente colpito perché secondo il nostro Team l’empatia, l’ironia e il buon umore dovrebbero essere alla base di qualsiasi rapporto di relazione, migliorando notevolmente la qualità della vita e del lavoro.

Che vi piaccia o no, il lavoro del docente non è una missione come ha sottolineato il collega ma richiede soprattutto relazioni umane, con conseguenti scambi di emozioni.
La classe è una squadra dove ognuno ha dei ruoli, se non ve accorgete probabilmente non avete empatia, forse perché eravate troppo impegnati a studiare in quel periodo della vita, chiamato scuola, durante il quale si sviluppa il maggior numero di rapporti umani.

Consigliamo un bel libro di
Isabella Milani
L’arte di insegnare. Consigli pratici per gli insegnanti di oggi.
(Non è pubblicità… pura stima).

Buona empatia a tutti.

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